Non mi ricordo più… ho perso la memoria?

In occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer, che si celebra il 21 settembre 2021, l’Ulss Dolomiti ha organizzato un incontro via web in Google Meet con la neurologa Roberta Padoan del Centro Decadimento Cognitivo e Demenze.

L’incontro è in programma il 21 settembre 2021 alle 18,30 attraverso la piattaforma Google Meet. Il tema è “Non mi ricordo più… ho perso la memoria?”. Si parlerà di come riconoscere un declino cognitivo, come prevenirlo e di quale sia stato l’impatto del covid sulle persone con declino cognitivo .

Per partecipare basta  inviare una mail a cdcd.fe@aulss1.veneto.it. Sarà successivamente inviato il link per accedere all’incontro online.

 

Tutti gli individui sperimentano nel corso della loro vita delle dimenticanze o delle difficoltà nell’uso della parola. Esistono tuttavia delle caratteristiche che, se presenti, possono essere considerate campanelli di allarme e devono indirizzare i soggetti al medico. Quando il disturbo intacca la qualità di vita diventa patologia. I sintomi più importanti sono: una perdita di memoria tale da inficiare la quotidianità, il disorientamento, la perdita della capacità di giudizio, la difficoltà nell’esecuzione dei compiti sempre svolti, l’apatia e l’isolamento sociale

Con il passare degli anni le funzioni cerebrali sono destinate ad un lento declino per la progressiva involuzione di tutte le strutture nervose deputate alle attività che regolano la nostra vita di relazione.

La memoria ed altre attività mentali progressivamente si riducono in efficienza, determinando frequenti dimenticanze, difficoltà nel ricordare nomi, impegni, fatica nell’espletamento delle normali attività della vita quotidiana.

Quando il declino cognitivo è disproporzionato nei confronti dell’età anagrafica e procede con una progressione più rapida, si configurano quadri clinici francamente patologici, accomunati nell’ambito delle demenze, che sono causa di particolare disagio, sofferenza, e ricadute nella vita sociale e familiare e che riguardano la persona affetta e chi le sta intorno.

Tali patologie hanno registrato negli anni più recenti una particolare accelerazione, anche come conseguenza del progressivo allungamento dell’aspettativa di vita.

La demenza è una condizione che interessa dall’1% al 5% della popolazione oltre i 65 anni, con una prevalenza che raddoppia ogni quattro anni giungendo ad una percentuale di circa il 30% all’età di 85 anni.

La malattia di Alzheimer rappresenta la forma epidemiologicamente più rilevante.

La persona ammalata ne sopporta le conseguenze, ma allo stesso modo i familiari e chi si occupa della quotidianità del paziente sono chiamati a fornire l’assistenza e a predisporre adeguatamente le risorse di cura necessarie e disponibili.

Accanto ai problemi derivanti dalla perdita delle funzioni cognitive, ve ne sono altri sul fronte del comportamento che rendono ancor più complessa la gestione del malato.

Tali disturbi possono assumere in ogni malato forme e livelli di gravità molto diverse ed includono un insieme eterogeneo di reazioni psichiche, disturbi comportamentali, modificazioni della personalità.

 

Fondamentale per questa patologia è la prevenzione. Al giorno d’oggi non esiste una cura per il declino cognitivo ma ci sono studi scientifici che testimoniano come la prevenzione possa essere fondamentale per rallentare l’invecchiamento cerebrale e mitigare il decorso di  malattia. È fondamentale mantenere in attività il cervello tramite l’attività fisica regolare, l’impegno sociale evitando l’isolamento, avere uno stile di vita sano tramite una corretta alimentazione,  abolendo il fumo e riducendo l’introito di alcol, mantenere la mente allenata tramite attività ludiche come la lettura, le parole crociate e coltivando anche le proprie passioni.

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