Il ritmo si segue a distanza: telecontrollo dei pacemaker

In ulss Dolomiti il controllo dei dispositivi cardiaci impiantabili avviene in remoto, facendo risparmiare tempo ai pazienti e ai loro accompagnatori e ottimizzando le richieste di visite.

Con il termine “monitoraggio remoto” si intende la verifica periodica del funzionamento, dei parametri elettrici e degli eventi aritmici registrati dai dispositivi cardiaci impiantabili (DCI), senza che il paziente sia fisicamente presente nell’ambulatorio.

In ulss Dolomiti, i pazienti portatori di DCI attualmente monitorati sono 920.

L’attività di monitoraggio da remoto è iniziata nel 2018, modificata e ampliata nel corso degli anni. Il monitoraggio in remoto permette al cardiologo di monitorare la funzionalità dei dispositivi senza recarsi ogni volta in ospedale.

Si riducono gli accessi negli ambulatori pur mantenendo comunque la sicurezza e la presa in carico grazie all’invio programmato di una serie automatica di dati al cardiologo che li valuta.

Inoltre, il monitoraggio da remoto consente l’invio istantaneo anche di eventuali allarmi legati alla funzionalità elettrica del dispositivo, alla variazione della frequenza cardiaca o a eventi di modifica di alterazione del ritmo cardiaco come ad esempio tachicardia.

Lo specialista a seconda della tipologia del paziente può programmare una frequenza diversa dell’invio dei dati al fine di meglio monitorare le condizioni cliniche del paziente.

«Durante il periodo di pandemia, si è potuto spedire direttamente a casa del paziente il monitoraggio remoto e tramite telefono aiutarli nell’installazione e nell’effettuare la prima trasmissione manuale. Il monitoraggio remoto permette di limitare le visite e ridurre i costi sociali, tenuto conto che la maggior parte dei pazienti sono anziani, che l’80% è accompagnato da un familiare che deve assentarsi dal lavoro e che circa un terzo dei pazienti sono ancora in attività lavorativa e devono prendere dei permessi», spiega il direttore della Cardiologia di Feltre Aldo Bonso. «I principali benefici sono comunque quelli clinici determinati dal monitoraggio remoto, quali la prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale, la prevenzione delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco e l’effetto favorevole sulla sopravvivenza, il riconoscimento precoce di malfunzionamenti».

«Il monitoraggio da remoto dei dispositivi cardiaci impiantabili è una delle attività di telemedicina che si stanno ulteriormente implementando, al fine di evitare al paziente e ai suoi familiari spostamenti evitabili, mantenendo al tempo stesso la miglior presa in carico da parte degli specialisti», rimarca il direttore generale Maria Grazia Carraro, «la recente pandemia ci ha spinto a sviluppare ulteriormente modelli di cura innovativi con l’obiettivo di garantire sicurezza e monitoraggio per il paziente grazie alla tecnologia oggi disponibile, mantenendo il contatto».

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