Complesso intervento per il recupero dalla Marmolada di un alpinista in ipotermia ed in arresto cardiaco, gestito con successo grazie alla collaborazione fra l’ULSS 1 Dolomiti e l’ULSS 2 di Treviso.

Come riportato nella cronaca locale nei giorni immediatamente successivi all’accaduto, alle 19.20 del 26 agosto 2017 il gestore del Rifugio Falier ha allertato il 118 di Belluno, perché una cordata di alpinisti mandava segnali luminosi di soccorso dalla Via Vinatzer, parete sud della Marmolada. L’elicottero del Suem di Pieve di Cadore è immediatamente decollato ed è giunto in zona intorno alle 19:40, pochi minuti prima della scadenza delle effemeridi, individuando subito 4 alpinisti in difficoltà, situati 100 metri sotto la cengia mediana e sorpresi da un violento temporale che li ha investiti formando cascate ghiacciate, con temperature esterne vicino allo zero; uno di loro, in particolare, era in gravi condizioni di ipotermia.

L’eliambulanza lo ha recuperato con un verricello di 30 metri, trasportandolo al Rifugio Falier, dove il personale medico ha subito iniziato il trattamento sanitario, in quanto il paziente era in arresto cardiocircolatorio: sono state immediatamente iniziate le manovre di rianimazione avanzata, con intubazione e applicazione del Lucas, un massaggiatore toracico automatico che permette di continuare le compressioni cardiache durante tutte le fasi del soccorso e del trasporto. Alle ore 20:20 l’elicottero è decollato dalla Marmolada e ha trasferito il paziente all’Ospedale di Belluno, in quanto la centralizzazione presso l’Ospedale di Treviso era impossibile a causa dell’oscurità. Alle 20:40 è iniziata l’assistenza da parte del personale sanitario del Pronto Soccorso di Belluno e della Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione, che hanno proseguito le manovre di sostegno vitale; le condizioni dell’alpinista, in grave ipotermia (26 gradi di temperatura corporea), imponevano il trasferimento presso l’ospedale di Treviso, per essere sottoposto a Circolazione Extra-Corporea, necessaria per riportare l’organismo a temperatura normale e far riprendere l’attività circolatoria. Il paziente è stato pertanto trasportato in ambulanza presso l’Ospedale di Treviso, dove è giunto alle ore 23:00 e, grazie al coordinamento del SUEM di Treviso, è stato trasferito direttamente in Emodinamica per il posizionamento dell’apparecchiatura della circolazione extra-corporea, iniziata dopo oltre 3h e mezza di rianimazione cardio-polmonare. Nelle giornate successive è proseguita la terapia di supporto con la circolazione extra-corporea presso la Terapia Intensiva della Cardiochirurgia, dove il paziente è stato stabilizzato e monitorizzato.

Lo scorso 14 settembre, a seguito di un sensibile miglioramento delle condizioni generali, con ripristino della funzione cardiaca, è stato possibile il trasferimento  in ambulanza, per avvicinamento presso l’Ospedale Niguarda di Milano, luogo di residenza.

Il caso, che rappresenta un esempio di applicazione di un protocollo avanzato di trattamento dell’arresto cardiaco sul territorio, è stato coronato da successo perché i Servizi ed i Reparti delle due Aziende ULSS 1 e 2 della Regione hanno lavorato in sinergia per garantire, pur in condizioni talvolta difficili e nonostante la lontananza fra il luogo di intervento e l’ospedale di destinazione finale, la prosecuzione delle manovre di rianimazione avanzata che hanno permesso la sopravvivenza del paziente.

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