Lunedì 3 febbraio il Presidente Luca Zaia, all’ospedale San Martino di Belluno, ha inaugurato le sale ibrida e di emodinamica.
800 mq di nuova superficie, attrezzatture di altissimo livello con sistemi di intelligenza artificiale per cure sempre più innovative e sicure che fanno vivere “un nuovo rinascimento” per il trattamento di patologie complesse.
I pazienti trattati nelle sale ibrida ed emodinamica in un anno saranno circa 2 mila. 30 i professionisti di varie specialità che vi lavoreranno ogni giorno.
L’investimento è stato di 6,34 milioni di euro, di cui 4,34 milioni provenienti dalla Regione del Veneto e 2 milioni dalla donazione di un privato cittadino.
La sala di emodinamica
La nuova sala di emodinamica permetterà di svolgere l’attività cardiologica diagnostica ed interventistica in un ambiente tecnologicamente avanzato ove sarà più precisa la definizione delle patologie cardiovascolari e più efficace la cura delle stesse; l’evoluzione tecnologica permetterà, inoltre, una maggior sicurezza per il paziente e per gli operatori in termini di esposizione radiologica e permetterà di ridurre le quantità di mezzo di contrasto necessarie. L’integrazione tra i diversi strumenti che saranno disponibili, radiologici, ecocardiografici, di valutazione del ritmo e della fisiologia cardiaca permetteranno un più rapido inquadramento delle patologie cardiache con vantaggi rilevanti nelle situazioni di urgenza clinica. Risulterà così potenziata la cura dell’infarto miocardico acuto che, nell’epoca moderna, riconosce nella sala di emodinamica il fulcro della rete dell’urgenza cardiologica, ma anche per le patologie croniche coronariche vi potrà essere un più efficace inquadramento e trattamento, e vi potrà essere un ampliamento delle cure della patologie strutturali grazie alle strumentazioni della sala ibrida.
La sala ibrida
La sala ibrida è, di fatto, la fusione di due diverse strutture operatorie che sono la sala operatoria tradizionale e la sala angiografica. La sala ibrida è una sala operatoria con tecnologia di altissimo livello integrata con sistemi di radiologia che permette di operare e allo stesso tempo controllare e guidare attraverso strumenti di imaging le procedure, con più sicurezza per il paziente. In particolare, la sala ibrida potrà essere utilizzata da tutte le unità operative che usano tecniche chirurgiche avanzate, quindi mininvasive sotto guida radiologica, ma che potrebbero avere necessità di convertire l’intervento in chirurgia open (chirurgia classica). Questa sala consentirà di completare l’intervento in sicurezza senza spostare il paziente e senza differire l’intervento ad altro momento. Nella chirurgia vascolare in elezione, la sala ibrida permette di eseguire interventi endovascolari anche complessi con maggior precisione, riducendo la durata dell’intervento e di conseguenza l’esposizione alle radiazioni sia per il paziente che per gli operatori. Questo si traduce in una minor invasività della procedura, con conseguente minor durata della degenza e riduzione della necessità della terapia intensiva postoperatoria.
Si possono inoltre più agevolmente eseguire gli interventi di chirurgia vascolare ibridi cioè quelli che prevedono una parte chirurgica su un certo distretto vascolare associata ad una parte endovascolare su distretti più difficilmente raggiungibili permettendo così di evitare l’apertura dell’addome o del torace.
Inoltre, nel caso sia indicato un intervento endovascolare la tecnologia presente permette di eseguire automaticamente il planning computerizzato preoperatorio che suggerisce le misure adeguate del materiale endovascolare da utilizzare.
Si possono inoltre più agevolmente eseguire gli interventi di chirurgia vascolare ibridi cioè quelli che prevedono una parte chirurgica su un certo distretto vascolare associata ad una parte endovascolare su distretti più difficilmente raggiungibili permettendo così di evitare l’apertura dell’addome o del torace.
Inoltre, nel caso sia indicato un intervento endovascolare la tecnologia presente permette di eseguire automaticamente il planning computerizzato preoperatorio che suggerisce le misure adeguate del materiale endovascolare da utilizzare.