Zecche: conoscerle per evitarle. L’Ospedale San Martino di Belluno è Centro di riferimento per le patologie trasmesse da zecche. Renzo Scaggiante, Direttore di Malattie infettive, dà qualche consiglio sul tema.

Quali malattie possono trasmettere le zecche?

Con l’arrivo dei mesi più caldi e umidi, tra maggio e ottobre prevalentemente, si ripropone la problematica relativa alle malattie trasmesse da zecche.

Le zecche sono acari, che per il loro sviluppo hanno bisogno di nutrirsi di sangue, che si procurano parassitando numerosi animali selvatici e domestici e occasionalmente l’uomo.

Gli acari trovano il loro habitat ideale nelle zone boschive miste, umide, ricche di cespugli e di sottobosco e radure con erba alta. Sono più abbondanti ad altitudini inferiori ai 1000 metri.

La zecca ampiamente più diffusa in Italia è l’Ixodes ricinus, che funge da vettore e da serbatoio per numerose malattie tra cui la borreliosi di Lyme, l’encefalite da morso di zecca (TBE), l’herlichiosi –anaplasmosi, la babebiosi.

Le prime due malattie hanno fatto registrare un notevole incremento negli ultimi anni, in ragione delle mutate condizioni climatiche e della maggiore attenzione nel diagnosticarle.

La borreliosi di Lyme e la TBE trovano un’ampia diffusione nel nord-est dell’Italia ed in particolar modo nell’area bellunese, dove si registrano, negli ultimi dieci anni circa 700 casi di borreliosi e il 40% dei casi nazionali di TBE. Per questo motivo la Regione Veneta ha individuato nell’Ospedale S.Martino di Belluno il centro di riferimento per le patologie trasmesse da zecche.

E’ importante sottolineare che il fenomeno è largamente sottostimato in considerazione della sproporzione esistente tra l’ampia diffusione delle zecche sul territorio nazionale e la relativa scarsità di notifiche delle malattie. La Società Italiana delle Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT),

sta dando molto risalto a queste patologie emergenti al fine di favorirne le diagnosi.

Quali sono i sintomi?

La malattia più diffusa è la borreliosi, trasmessa dal morso di zecca,  endemica nelle aree boschive del Nord-Est. La manifestazione clinica più frequente è l’eritema migrante (un’eruzione cutanea di forma anulare che si estende progressivamente). Il germe, inoculato col morso, in assenza di terapia, può diffondere attraverso il sistema linfatico o ematico in altri organi o tessuti .

Le manifestazioni extracutanee più frequenti sono quelle a carico del sistema nervoso con meningiti, encefaliti, neuropatie periferiche e quelle a carico delle articolazioni con la classica artrite di Lyme.

Altre localizzazioni più rare si possono registrare a livello del cardiaco e oculare.

L’altra patologia di rilievo è rappresentata dalla TBE, di cui si registra un crescente aumento. La malattia decorre, il più delle volte,in maniera asintomatica,ma quando si manifesta è caratterizzata da un andamento febbrile bi-fasico: inizialmente compare iperpiressia associata a cefalea e altri sintomi simil-influenzali, successivamente, dopo un periodo variabile di circa 10 giorni in cui si riacquista un relativo benessere, ricompare la febbre associata a interessamento del sistema nervoso con encefalite, meningite, paralisi. La mortalità è del 2%.

 Come si curano?

Mentre  la borreliosi di Lyme è curabile con la terapia antibiotica, la TBE, non beneficia di farmaci specifici e può essere prevenuta con la vaccinazione, che è fortemente consigliata a chi frequenta aree endemiche.

 

Quest’anno ci sono già stati casi arrivati all’osservazione?

Per quanto riguarda la casistica, da quando abbiamo riaperto le visite ambulatoriali, fra consulenze telefoniche e visite vere e proprie, vediamo almeno 4-6 casi di punture di zecche alla settimana, mentre nell’ultimo mese abbiamo ricoverato 4 persone con TBE, tutte dimesse guarite», spiega Renzo Scaggiante.

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