Tracciati 58 mila contatti in un anno

A un anno dall’attivazione del contact tracing, in Ulss Dolomiti sono state prese in carico oltre 58 mila persone. Un numero enorme per una provincia con 200 mila abitanti.

Il cuore dell’attività del contact tracing dell’Ulss Dolomiti è il team della “stanza 6” come è stato soprannominato al Dipartimento di Prevenzione, che da un anno è operativo 12 ore al giorno per prendere in carico i positivi, tracciarne scrupolosamente i contatti e attivare le misure contumaciali, fare sorveglianza attiva e programmare i tamponi di uscita. Ne parliamo con la referente del team, dottoressa Marica Battistin

  1) da quante persone è composto il team e come lavora?  

Il Team Contact Tracing dell’Unità di Crisi del Dipartimento di Prevenzione è attualmente composto da 18 persone (16 Infermieri 1 oss ed 1 educatore professionale) più 2 amministrativi di supporto.

Lavoriamo ogni giorno, festivi compresi, dalle 8.00 alle 20.00. L’attivazione del nostro Team avviene dalla comunicazione di positività del tampone refertato dal Laboratorio dell’Azienda o da Farmacie o Laboratori esterni. Provvediamo alla ricerca del positivo, al contatto telefonico, all’organizzazione del periodo di isolamento e al contact tracing.

Il nostro team si occupa anche dei viaggiatori che attivano con comunicazione diretta il Team per la presa in carico, l’esecuzione dei tamponi e l’attivazione della quarantena se dovuta.

2) Cosa significa contact tracing?

Letteralmente è il tracciamento dei contatti ovvero l’individuazione delle persone venute a contatto con una persona positiva al Covid che potrebbero essere state contagiate e trasmettere, a loro volta, l’infezione ad altre persone.

3) Perché è importante tracciare i contatti?

I Contatti di caso sono le persone che più possono aiutarci nella limitazione del dilagare dell’epidemia.

Il contatto che viene individuato e che mantiene l’isolamento, che attualmente dura 14 giorni, è la persona che ci permette di fermare la catena di contagio

Se non messo in quarantena, il contatto è una persona che può positivizzarsi e diventare contagiosa per altre persone e così via. E’ l’anello della catena da spezzare.

4) Come funziona la sorveglianza attiva?

I positivi e i contatti di caso vengono posti in isolamento domiciliare fiduciario i primi e in quarantena i secondi attraverso un primo contatto telefonico da parte del Team, durante questa chiamata ci sinceriamo delle condizioni di salute attivando tutto il percorso della persona, con tamponi di controllo ecc. Nei giorni seguenti (in maniera proporzionale al tempo che rimane dal tracciamento dei nuovi positivi) chiamiamo le persone per verificare la sintomatologie e il percorso fino alla fine dell’isolamento.

5) Come reagiscono le persone alle vostre chiamate? Ansie, paure, gratitudine?

Le reazioni sono le più disparate. Ognuno di noi ha diversi motivi di preoccupazione: in primis la salute e la salute dei cari, soprattutto se fragili, l’ambito lavorativo, in particolare per chi ha partita iva, ecc… .

Noi entriamo nella vita delle persone e con una telefonata sconvolgiamo la routine quotidiana imponendo isolamenti anche tra conviventi. Certo l’obiettivo è quello di far capire che i provvedimenti servono a tutelare la salute dei propri cari ma si tratta di un vero e proprio tsunami che comporta le reazioni più diverse. Molte persone sono già preparatissime e accolgono con gratitudine le nostre indicazioni, qualcuno ha dei forti dubbi e ci permette di spiegare il motivo della prudenza che dobbiamo imporre, qualcuno inveisce e alza i toni. L’esperienza in questi ultimi casi ci permette trovare un obiettivo comune che è sempre la tutela di tutti anche se non è sempre facile!

7) Tante le storie ricostruite, c’è qualcosa che l’ha colpita di più?

Moltissime persone e moltissime storie mi hanno colpita in questo anno trascorso in STANZA 6, ricordo i nomi di persone che hanno visto i loro cari partire da casa con l’ambulanza e non li hanno più rivisti, ricordo i casi di persone che aspettavano l’esito del tampone per poter partecipare alle esequie dei propri cari. Ricordo persone disperate per aver involontariamente contagiato famigliari ed amici. Ricordo persone che abbiamo tenuto in isolamento per tanto tempo quando non avevamo la possibilità di interrompere la quarantena se non dopo 2 tamponi negativi.

E ricordo anche persone centenarie guarite senza problemi e persone giovani passate per la rianimazione.

Ricordo ogni tipo di reazione alla notizia del tampone finalmente negativo. Urla, lacrime e commozione di persone alla fine di un incubo!

6) Come vede lo sviluppo epidemico?

La cosidetta variante inglese, che è largamente diffusa anche nel nostro territorio è molto più contagiosa della variante protagonista delle due ondate precedenti. E’ quindi fondamentale essere tempestivi nei tracciamenti e nell’individuazione dei nuovi positivi.

Il focus in questo momento è sulle vaccinazioni che attendiamo tutti con grande trepidazione, ma fintanto che non riusciremo ad essere tutti vaccinati abbiamo una grande arma che serve alla protezione ed è accessibile a tutti. E’ il comportamento umano: è la scelta di tener duro ancora per qualche mese, è la scelta di evitare assembramenti, di usare ancora le mascherine e di stare distanziati. Con l’impegno di tutti ne usciremo. Più saremo prudenti più veloci saremo ad azzerare i casi in Provincia.

7) Dalla sua esperienza in questo anno di tracciamento, cosa si sente di dire ai cittadini per contenere l’epidemia?

Innanzitutto mi sento di dire grazie di cuore a tutti quelli che continuano a usare i dispositivi, a stare distanziati a usare tutte le precauzioni in ogni momento perché sono le persone che proteggono loro stesse e tutta la nostra meravigliosa comunità.

Chiedo l’ aiuto alle persone che purtroppo riscontreremo positive al Covid: chiedo loro di di riferire tutti i contatti in modo da riuscire ad essere efficaci nel fermare la catena di contagio.

Credo che molti passi avanti si siano fatti in un anno. Abbiamo attualmente una capacità di eseguire tamponi, anche a domicilio, di reperire dispositivi, di avere continuità assistenziale nel territorio e, non ultimo di avere vaccinazioni efficaci. Un anno fa tutto ciò era impossibile. Abbiamo rivoluzionato le nostre vite e il nostro lavoro Il Covid ha comportato una sospensione delle nostre vite dobbiamo cercare insieme di riappropriarci delle nostre abitudini sociali e per farlo è necessario un comune grande sforzo.

Solo con l’aiuto di tutti ce la faremo.

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