Sostegno Psicologico COVID: 360 interventi in 80 giorni

360 interventi in 80 giorni: E’ quanto è stato fatto nell’ambito del progetto “Sostegno Psicologico COVID” promosso dalla’Ulss Dolomiti in collaborazione con l’AIL sezione di Belluno e il Fondo Welfare Dolomiti della Provincia a partire da marzo.

Incertezza, ansia e paura, impotenza e tensione emotiva, nervosismo e malesseri fisici. Sono alcune delle forme di disagio che inevitabilmente – in misura maggiore o minore e a seconda di età, salute, stile precedente di vita come anche situazione socio economica – ognuno ha vissuto in questo periodo di emergenza covid19 . Nella fase dell’emergenza in cui la preoccupazione era più forte, la UOSD di Psicologia Ospedaliera si è fatta promotrice dell’attività di sostegno psicologico secondo il modello della psicologia dell’emergenza, partendo dalle persone malate e da chi le cura (cittadini in isolamento fiduciario o in quarantena, pazienti e famigliari oltre che sanitari dei reparti covid). Il sostegno è stato poi via via allargato.

 

Ad oggi sono stati fatti:

  • 152 colloqui a favore di 39 persone Covid positive o in isolamento fiduciario
  • 83 colloqui di supporto a 11 famiglie di persone ricoverate per Covid+
  • 44 colloqui di supporto nell’elaborazione del lutto a 8 familiari
  • 8 reparti ospedalieri e 6 Case di Riposo formate nella tecnica del Defusing
  • 19 incontri di gruppo di defusing/de briefing
  • 33 colloqui a favore di 12 sanitari
  • 20 colloqui di supervisione ai coordinatori di reparto

Inoltre, nell’ambito del progetto, è stato curato anche il sostegno ai Medici di medicina generale oltre che la produzione di diverso materiale informativo per la cittadinanza  diffuso attraverso i vari canali aziendali e  per le case di riposo.

Sono state fatte delle schede (disponibili nel sito www.aulss1.veneto.it) su

  • SOS contagio emotivo
  • Psicoeducazione adulti
  • Psicoeducazione bambini
  • Psicoeducazione anziani
  • Psicoeducazione adolescenti
  • Psicoeducazione operatori sanitari
  • Defusing
  • Comunicazione cattiva notizia telefonica
  • Consigli per l’alimentazione
  • Consigli per il sonno
  • Video di mindfulness e stretching
  • Indicazione per le Case di Riposo per operatori,

ospiti e coordinatori.

 

Inoltre, sono stati fatti dei brevi video sugli stessi temi diffusi dalla televisione locale e nella pagina facebook dell’Azienda.

 

Il progetto è stato promosso e guidato dalla responsabile della UOSD di psicologia dott.ssa Francesca De Biasi. L’equipe della psicologia ospedaliera composto dalle dott.sse Chiara Forlin, Isabella Maccagnan ed Elena Sommacal – sostenuto dall AIL – è stata integrata con la dott.ssa Cristina Zaetta, del serD distretto 1, e dal dott. Turco per il personale e le attività presso l’ospedale di Feltre.

Un’attività complessa che ha cercato di rispettare ed integrarsi con i tempi delle istituzioni, degli operatori sanitari e dei malati, offrendo professionalità grazie alla sinergia dell’ULSS 1, promotore e ordinatore dell’iniziativa tramite la Psicologia Ospedaliera, l’AIL sezione di Belluno per il finanziamento di parte delle psicologhe coinvolte, e il fondo Welfare per la formazione e la supervisione al personale oltre che per gli interventi nei confronti dei cittadini.

«Questa pandemia ha coinvolto in modo trasversale la popolazione facendo entrare le emozioni e i comportamenti nel vocabolario quotidiano di politici e sanitari. È normale aver timore di ciò che può essere pericoloso per la nostra salute, tuttavia le caratteristiche di questo virus – invisibile e a volte letale – hanno amplificato le paure e l’ansia rischiando di toglierci controllo ed equilibrio.  È stato quindi importante ascoltare e normalizzare, riservando a ciascuno l’intervento adatto alla propria condizione (famigliare, malato, operatore) e offrendo spunti personali per ritrovare nella propria quotidianità uno spazio di auto-comprensione e cambiamento» spiega la coordinatrice Francesca de Biasi. «La pandemia ha fatto sicuramente toccare a ciascuno, nella continuità del proprio isolamento, la fragilità ma anche la possibilità di crescita. Per qualcuno si è trattato di riuscire a stare soli con sé stessi. Per altri responsabilizzarsi rispetto all’impatto del proprio comportamento sulla collettività. Per altri ancora riscoprire Riconoscenza e solidarietà.  Alcune professioni non hanno potuto fermarsi e quando la comunità è colpita in toto, la via per sentirsi meno impotenti è quella di sentisti comunità anche nell’azione. Alcuni in una corsia, altri al supermercato, altri ancora rimanendo a casa», conclude la coordinatrice Francesca De Biasi.

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