Emodialisi a casa e in casa di riposo – Un infermiere specializzato eseguirà la dialisi a domicilio

Parte con i primi trattamenti nella RSA di Longarone, a favore di pazienti dializzati ospiti del Centro Servizi, il progetto della emodialisi a domicilio con infermiere specializzato costruito dalle nefrologie dell’Ulss Dolomiti, dirette da Andrea Bandera.

L’emodialisi normalmente viene eseguita nei centri dialisi che per la provincia di Belluno sono presso gli ospedali di Belluno, Feltre, Pieve di Cadore e Agordo mentre fino ad ora, l’altra metodica, la cosiddetta dialisi peritoneale viene eseguita al domicilio della persona con malattia renale cronica. Attualmente i pazienti che eseguono emodialisi in ospedale sono 40 a Feltre, 50 a Belluno, 15 a Pieve di Cadore e 10 ad Agordo; in dialisi peritoneale, nell’intero territorio provinciale, ci sono 20 pazienti nel distretto di Feltre e 25 nel distretto di Belluno.

Emodialisi domiciliare assistita: di che cosa si tratta?

«Questo progetto è un nuovo modello organizzativo, e siamo tra i primi in Veneto e in Italia a proporlo. Prevede la possibilità di svolgere il trattamento di emodialisi a domicilio con le stesse modalità di quello eseguito in ospedale e quindi con le stesso tipo di apparecchiatura, stessa durata e frequenza. Per tutta la seduta dialitica è presente un infermiere esperto, che lo controlla e supporta per tutta la durata del trattamento. La peculiarità è proprio nella presenza di un infermiere che si fa carico di tutta l’assistenza necessaria senza che questa gravi sui familiari. Il paziente così può evitare il disagio di dover andare in ospedale, tre volte alla settimana, per 12 mesi all’anno, festività comprese, e rimanere nella sua casa con i suoi cari.

Questo nuovo progetto va nella direzione di portare sul territorio e quando possibile anche a domicilio le cure per i pazienti con malattia renale cronica e si affianca alla dialisi peritoneale che rimane la prima scelta di trattamento dialitico domiciliare e che abbiamo cercato sempre di implementare da quando sono arrivato prima a Feltre e successivamente a Belluno, tanto che quest’anno i pazienti che eseguono la dialisi peritoneale a Belluno sono passati da 15 a 25, e con i 20 seguiti a Feltre raggiungiamo quasi il 30% dei pazienti in dialisi, ben oltre la media nazionale che è circa il 15% e in linea con i maggiori centri nefrologici italiani», spiega Andrea Bandera, direttore della Nefrologia di Belluno.

Il progetto inizia presso la RSA di Longarone, ci spieghi meglio?

Inizieremo nei prossimi giorni con due persone emodializzate presso il centro dialisi dell’ospedale di Belluno che sono ospiti presso la RSA di Longarone. Dover spostare persone anziane dalla propria residenza costretti ad alzarsi molto presto al mattino e ad un rientro in tarda sera, ai quali si aggiungono i disagi del trasporto con attese spesso lunghe, può incidere in modo pesante sulla qualità di vita di queste persone. Per questo ringrazio il CDA della RSA di Longarone e il Direttore dott. Arrigo Boito, per aver accettato con favore e grande disponibilità la nostra proposta. Da ora in poi invece le due persone dializzate faranno le loro sedute, con tempistiche che si integreranno con l’organizzazione dei servizi della RSA; è l’operatore sanitario (medico, infermiere..) che va al domicilio del paziente e non il paziente che si reca in ospedale. Per me questo significa l’umanizzazione della cura.

Voglio ricordare anche come queste nostre scelte strategiche siano in linea con le direttive contenute nel Piano Nazionale per la cronicità del 2016 emanate dal Ministero della Salute il cui obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della tutela delle persone affette da malattie croniche, favorendo la domiciliarità delle cure, riducendo il carico assistenziale dell’individuo, della sua famiglia e del contesto sociale per ottenere un miglioramento della qualità di vita.

In più, in questa fase di pandemia da virus COVID, se noi riusciamo a curare più persone al proprio domicilio senza che debbano venire continuamente in ospedale riduciamo anche il rischio di trasmissione dell’infezione» conclude Bandera.

Questo progetto è un esempio di come investire concretamente in progetti che permettano di poter trattare i pazienti con malattie croniche sul territorio collaborando con i medici di Medicina Generale e i servizi territoriali utilizzando servizi tecnologici di telemedicina e riservare così la gestione in ospedale per i pazienti acuti e complessi e garantendo standard assistenziali elevati e uniformi nell’intero territorio provinciale caratterizzato da un contesto montano

Le equipe di nefrologia saranno rafforzate con l’entrata in servizio dei nuovi 4 medici nefrologi assunti.

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